Lo "spazio di relazione"

Quando compiamo un'attività ci sono casi per cui siamo assolutamente soli in quello spazio, come avviene in bagno, ma in genere c'è sempre la possibilità che nelle nostre vicinanze vi siano altre attività in corso contemporaneamente alla nostra, o che vi siano persone che passano nelle nostre vicinanze.
Lo spazio che occorre prevedere in questi casi prende il nome di spazio di relazione.
Tale spazio si configura come uno spazio vuoto impiegato per il passaggio delle persone.
Un tipico spazio di relazione sono i corridoi, sia che vengano delimitati da muri (corridoi propriamente detti), sia che non siano limitati da nessun altro divisorio, come ad esempio una parete-libreria.
Qualora vi siano attrezzature confinanti con lo spazio di relazione, occorre prestare attenzione al tempo di impiego di tali attrezzature e, se tale tempo è prolungato, come ad esempio può accadere con una poltrona (che solitamente può essere impiagata anche per diverse ore), occorre che tale attrezzatura confinante abbia un suo spazio d'uso distinto dallo spazio di relazione.
Qualora, invece, il tempo di impiego dell'attrezzatura che si intende mettere a confine dello spazio di relazione è molto limitato, come può accadere con una libreria (alla quale solitamente ci si avvicina per pochi minuti per ricercare e prelevare un libro), allora lo spazio d'uso di tale attrezzatura può essere sovrapposto allo spazio di relazione.
Qualora la frequenza dello spazio di relazione è elevata, come può accadere negli edifici pubblici a forte affluenza di visitatori, allora è assolutamente sconsigliata la sovrapposizione dei due spazi.

Spazio d'uso cucina

Limito l'analisi ai soli spazi relativi al cucinare (fornelli e forno), al rigovernare le stoviglie (lavandino), e alla conservazione di cibi e bevende (frigorifero).
Si nota che alcune attrezzature per essere impiegate in modo appropriato necessitano di uno spazio più largo dell'attrezzatura stessa (vedi i fornelli, oppure il frigorifero), e ciò dipende dalla postura che assume l'operatore nell'utilizzo dell'attrezzature stessa quando non vi siano ostacoli laterali (come un muro, ad esempio).
E' ovvio che l'analisi potrebbe essere ampliata ad altre attività, come il preparare i cibi per la cottura e la distribuzione delle portare dopo la cottura (piano di lavoro), tuttavia ritengo che le modalità di dimensionamento siano sufficientemente chiare dagli esempi riportati nelle figure.

Spazio d'uso scrittoio e pasto

Le due funzioni di scrivere e mangiare hanno pressoché le medesime richieste di prestazioni dimensionali in quanto entrambe sono svolte dal medesimo soggetto, facendo uso di un tavolo e di una sedia della medesima altezza per entrambe le funzioni, e avendo necessità del medesimo spazio elementare per svolgere quelle funzioni.
Ovviamente sia una che l'altra funzione utilizzano come complementi altre attrezzature che vanno considerate in aggiunta.
Per lo scrittoio, poiché lo scrivere è sempre accompagnato dal leggere, sul piano del tavolo occorre prevedere in aggiunta una superficie per tenere libri e riviste da usare sul momento, oltre a quanto altro necessario per scrivere, come il barattolo delle penne, un contenitore per biglietti da visita, ecc..
Per il mangiare, occorre distinguere se la funzione viene svolta singolarmente, per cui non occorre altro spazio in aggiunta, come avviene in un fast food, oppure se viene svolta in compagnia di commensali, come al ristorante o a casa e, conseguentemente, si presenta la necessità di una superficie in aggiunta per posare le bottiglie, i piatti da portata, l'oliera, il pane, ecc. a seconda del tipo di pasto.

Se volessimo allestire un fast food dovremmo semplicemente accostare più posti da pasto, come nell'esempio sottostante.

Analogamente, se volessimo allestire una sala lettura per una biblioteca dovremmo semplicemente accostare più posti da lettura, come nell'esempio sottostante.
In entrambi questi due ultimi casi, cioè lo spazio pasto per fast food e lo spazio di lettura per biblioteca, la dimensione complessiva per n. 3 posti risulta dalla somma di quanto previsto per n. 1 posto, e cioè una profondità di cm 130 e una larghezza di cm 210 (=70x3).

Non sempre osserviamo, tuttavia, che lo spazio viene usato in questo modo e, a volte, ci troviamo in disagio quando per compiere al completo una attività come, ad esempio, alzarsi da tavola, diamo fastidio a qualcuno che sta dietro alla nostra sedia o che sta passando dietro ad essa. Di questo si occupa il post sullo spazio di relazione.

Lo spazio di base

Lo "spazio d'ingombro"
Per dimensionare uno spazio da adibire ad una funzione occorre:
- prima di tutto fare un elenco delle attrezzature minori da impiegare come, ad esempio nel caso del mangiare, un piatto, le tre posate usuali, un bicchiere, un piatto di servizio, un tovagliolo, ecc., quindi occorre conoserne le dimensioni, ad esempio un piatto tondo ha le dimensioni di cm 25 di diametro ed un'altezza di circa cm 4;
- quindi si dispongono le attrezzature minori in modo da ricavare lo spazio a loro necessario per poter essere usate bene;
- analogamente, occorre fare un elenco delle attrezzarure maggiori che, nei nostri due casi sono un tavolo e una sedia, e conoscerne le tre dimensioni.
Lo "spazio d'uso"
Oltre a ciò, occorre:
- conoscere il modo come si svolge la funzione come, ad esempio nel caso del mangiare, il fatto che è una attività statica, cioè che si compie stando pressoché fermi per quasi tutto il periodo, che può durare da 20 a 30 minuti circa, ma che necessita di una manovra per sedersi all'inizio dell'attività e di una per alzarsi da tavola a fine attività, oltre ad eventuali altre nel corso del pasto stesso;
- sulla base di come si svolge l'attività si dispongono le attrezzature maggiori in modo da ricavare il perimetro dello spazio di cui ha bisogno quella funzione.
Questo insieme di operazioni semplici porta alla definizione di quello che viene chiamato Spazio d'uso di quella funzione che stiamo studiando.
Per alcuni esempi, vedi il post seguente, e il post successivo.

Antropometria

Per approfondire:
Antropometria per uffici (sito web di azienda commerciale);
Antropometria (Laurea in Scienze motorie. File PDF-PowerPoint).

Con le informazioni acquisite siamo ora in grado di iniziare lo studio di spazi semplici e familiari o per lo meno possiamo definire lo spazio d'uso di un'attività, come faremo nel prossimo post.

Introduzione

La progettazione è un insieme di operazioni che porta alla definizione completa di un manufatto che, una volta acquisito, consentirà di svolgere le funzioni per cui è stato progettato.
Viene spontaneo, quindi, di iniziare un progetto cercando di conoscere le funzioni che il manufatto deve svolgere come, ad esempio nel caso di una abitazione, il dormire e il riposare, il mangiare, il curare il corpo, lo stare insieme con parenti ed amici, lo studiare o lo svolgere un'attività hobbistica che sono, grosso modo, gli scopi che ci si prefigge quando si cerca una casa per abitarci.
Viene altrettanto spontaneo di chiedersi per chi deve essere progettata la casa, ovvero che tipo di persone sono quelle che la abiteranno, che cultura hanno, quali tradizioni osservano, quale è il loro tenore di vita, cioè quanti soldi hanno.
Si comprende, pertanto, che per progettare bene non è sufficiente essere un semplice tecnico ma che occorre anche conoscere i diversi modi di vivere delle persone.
Naturalmente occorre conoscere in quanti abiteranno quella casa e, ad esempio, sapere se ospiteranno frequentemente o solo occasionalmente altre persone e farsi un'idea di quante potranno essere.

Se riflettiamo su una delle funzioni che abbiamo richiamato prima, come ad esempio il mangiare (in una abitazione), ci accorgiamo che essa è composta da altre funzioni e che, nell'insieme di queste funzioni, si compie la funzione complessiva del "mangiare". Ad esempio, il mangiare in una abitazione comporta che si possano svolgere una serie di funzioni elementari, come ad esempio, oltre al mangiare puro e semplice, anche il cucinare, il rigovernare la cucina dopo aver mangiato, il poter riporre i cibi acquistati.
Inoltre, ci si accorse ben presto che una semplice funzione come il cucinare, ad esempio, è composta di altre attività come il prendere i cibi dai rispettivi luoghi di conservazione, il trattarli opportunamente, come lo sbucciare, il tagliare, il cuocere, l'appoggiare quanto esce dalla cottura su un piano evitando che il calore del contenitore produca danni, il buttare i rifiuti di tutte queste operazioni che avvengono ancor prima del mangiare. E, ancor prima di ognuna di queste operazioni, occorre estrarre da qualche cassetto i coltelli per sbucciare, le pentole per cuocere, mettere il sacchetto dei rifiuti nel contenitore apposito.

In sostanza, per progettare anche una semplice cucina per una abitazione occorre analizzare a fondo le operazioni che sono richieste dalla funzione del cucinare, capire quali vengono prima e quali dopo e se sono conseguenti tra loro per necessità l'una dell'altra oppure, pur essendo conseguenti, fossero tra loro indipendenti. Occorre conoscere quali operazioni sono tra loro contemporanee, quanti operatori partecipano contemporaneamente a quella funzione in quello spazio oppure se, pur essendo svolta da un solo operatore, in quello spazio si trovino altre persone come, ad esempio, il figlio del cuoco. Inoltre, del gruppo di persone che useranno quella cucina ocorre conoscere le abitudini alimentari e le tradizioni culinarie perchè, ad esempio, prevedere uno spazio per conservare la carne potrebbe essere inutile se la famiglia è vegetariana.
Nell'esaminare tutte queste cose, tuttavia, occorre prevedere soluzioni non troppo specializzate e valide quasi unicamente per quegli utenti in quanto la casa è un bene durevole, cioè viene generalmente costruita per rimanere in funzione 50 o 100 anni o anche più, e in questo periodo si possono succedere famiglie anche molto diverse tra loro, per cui nel passaggio da una famiglia all'altra si renderebbero necessari costosi lavori di adeguamento.

Da quanto detto si comprende come le conoscenze che bisogna maturare per poter progettare bene siano vaste, in qanto ad argomenti trattati, ed approfondite, in quanto a conoscenza di ciascuno di essi. Tuttavia non bisogna scoraggiarsi poiché anche le cose complesse possono essere apprese un pò alla volta scomponendole in parti più facili da studiare. Occorrerà, naturalmente, avere attenzione affinché, una volta esaminati i vari aspetti, si possano rimettere insieme gli studi compiuti su ciascun singolo argomento, poiché è sempre necessario, alla fine, poter vedere se nell'insieme non nascano incongruenze o conflitti.
In questo caso occorre poter ripercorrere all'indietro tutto il processo che si è compiuto prima, alla ricerca del momento in cui abbiamo commesso lo sbaglio e, subito dopo, rifare in avanti tutto il processo che si era fatto nella prima fase fino alla fine. Solo allora dovremmo rianalizzare, tutte insieme, le nuove decisioni che scaturiscono da questa seconda fase, ancora alla ricerca di eventuali incongruenze residue, fino a cercare di eliminarne quante più possibili, in un processo che, complessivamente, si chiama ottimizzazione.

Poiché questo blog sulla progettazione è destinato a persone che non hanno ancora maturato pressochè nessuna delle conoscenze necessarie ad essa, si ritiene che si possa partire almeno da qualche argomento che non sia di per se troppo complesso, e che sia immediatamente affrontabile con la semplice applicazione, come lo sono gli aspetti dimensionali della progettazione. Sarà proprio nel corso dello studio degli aspetti dimensionali che sorgeranno domande e interrogativi ai quali si cercherà di dare risposte o, perlomeno, si prenderà coscienza che occorre "approfondire", anche se lo faremo, per comodità, non subito ma in un secondo momento.

Se, dunque, decidiamo di partire dagli aspetti dimensionali, una prima domanda è: quanto è alto un maschio della specie umana ? E una femmina della stessa specie ? Quanto pesano i loro corpi ? Quanto possono divaricare le gambe ? Ebbene, queste domande trovano risposte nella disciplina dell'antropometria che tratteremo nel prossimo post.